Vorrei ringraziare il mio successore Miguel Gotor per aver espresso solidarietà nei miei confronti per la “storia del burlesque” nell’intervista su Sette.
La cosiddetta “storia” a cui si riferisce risale a inizio anno, quando venni nominata Assessora alla Crescita Culturale di Roma Capitale. I giornalisti estrapolarono un rigo dal mio CV e lo montarono ad arte per denigrarmi. Il rigo era un saggio che scrissi quando lavoravo come giornalista dedicato all’arte del burlesque, un genere satirico e parodistico affermatosi in Inghilterra nel Settecento, che evolve negli Stati Uniti come spettacolo popolare di varietà, affondando le radici nel vaudeville.
Da autrice del libro, per la stampa divenni seduta stante la modella della copertina, nel migliore degli articoli -in base alla linea editoriale- una performer o una spogliarellista (una giornalista che scrive di mafia è una mafiosa?) e nel peggiore dei meme una collega di Rocco Siffredi.
Ah, se Buster Keaton sapesse…
Venni definita “l’esperta di burlesque”, apostrofata “Messalina”, derisa come l’“assessora burlesque”, raffigurata come una prostituta in strada. Il tutto avvenuto nel più totale e assordante silenzio della politica.
Attacchi personali, bipartisan, con l’obiettivo di screditatemi per quello che rappresentavo: tecnica espressione del M5S? Persona libera? Professionista indipendente? Operatrice culturale outsider? Donna? A voi la scelta…
Un fuoco incrociato contro di me, al quale scelsi di non rispondere perché non dovevo nessuna spiegazione. Eravamo solo di fronte ad una mistificazione della realtà, frutto di penne livorose e manipolate che si sono qualificate con i loro articoli. A distanza di mesi sorrido ripensando a questo grande circo (mediatico?), dove insieme a me, ballerina, c’erano anche i nani (citazione metaforica, non me ne abbiano i nani).
Eppure, se, quasi dopo un anno, ancora se ne parla forse una riflessione più profonda sulla comunicazione politica diventa necessaria.
Intervista a Miguel Gotor
Il nuovo Assessore alla Cultura, nell’essermi solidale, è stato l’unico politico, ad oggi, a riconoscere pubblicamente la bassezza di tali attacchi – motivo per cui lo ringrazio – e nel rievocarli mi induce ad analizzare il vero risvolto sociale e politico di questo “metodo” spara fango.
Nei miei anni di governo in Campidoglio, prima come Delegata alle Pari Opportunità e poi come Assessora alla Crescita Culturale, ho seguito temi importanti per la nostra città, dal contenzioso con Casa Internazionale delle Donne all’occupazione di Lucha y Siesta, dalla ripartenza dell’Estate romana in pandemia al sostegno della riapertura di cinema e teatri, dalla razionalizzazione delle partecipate ai progetti per il PNRR. Come obiettivo politico da contrastare sarei stata attaccabile per decine di scelte politiche prese e azioni intraprese (o meno). Fango di contenuto ne avrei potuto ricevere a valanghe. E invece nessuna testata che si sia dedicata ad attacchi argomentati sulle politiche sociali e culturali di cui mi sono occupata. Un esempio su tutti: avete letto qualche articolo in cui si parli dettagliatamente dei progetti della Sovrintendenza Capitolina che nel luglio 2021 l’UE ha finanziato a Roma Capitale per circa 220 milioni di euro all’interno del progetto Caput Mundi PNRR? Una cifra significativa che porterà in città un enorme indotto economico e finanziario di cui i romani non sanno quasi nulla.
Scegliendo la strada degli attacchi offensivi, si è scelto di non informare prima di tutto i cittadini, togliendo loro la libertà e il potere di sapere. Di fatto, con questo “metodo”, il vero e reale danno è stato procurato alla cittadinanza che è stata disinformata sulla cosa pubblica.
Scegliendo di umiliare una figura politica in maniera triviale, si è scelto di delegittimarne anche il ruolo ricoperto, danneggiandone l’istituzione, la città e la sua immagine.
Il giornalismo in quei mesi ha sostanzialmente abdicato a sé stesso. A uscire ferita da questa “storia del burlesque”, dunque, non sono io, ma la stampa e la politica.
Ad ogni modo è storia vecchia, che possiamo anche lasciare al 2021 e alle sue burle.
Per il 2022 auguro a tutti di recuperare dell’intelligente ironia e di ritrovare una sana politica e un’informazione etica.